sabato 19 marzo 2011

Dai faunisti agli energy manager i nuovi mestieri della green economy

ROMA - Duecentomila green jobs già creati e altri 800 mila in arrivo. Le rinnovabili che continuano a crescere e coprono l' 11 per cento dei consumi energetici. Dodici miliardi di euro di fatturato prodotto dagli sgravi fiscali per l' eco edilizia. Un' impresa su tre che ha deciso di scommettere sulla sfida ambientale. E' il ritratto della Green Italy, per usare il titolo della ricerca curata dalla fondazione Symbola e da Unioncamere che verrà presentata venerdì a Monterubbiano, nelle Marche della soft economy che coniuga innovazione ambientale e difesa delle radici territoriali. Lo spaccato riguarda solo una parte dell' Italia, ma è la parte che cresce. Sea livello globale lo studio Unep «Global Trends in Sustainable Energy Investiment 2009» mostra come le imprese che hanno scelto le energie pulite nel 2008 abbiano ricevuto investimenti per 155 miliardi di dollari sorpassando quelle legate ai combustibili fossili, a livello nazionale il collegamento tra successoe capacità di innovazione ambientale viene confermato dal rapporto sulla Green Italy. Il dato di partenza è uno spaccato sulle piccole e medie imprese italiane, quelle che hanno tra i 20 e i 499 dipendenti: il 30 per cento punta sulla green economy come strumento per superare la crisi. E' un numero già alto, ma se andiamo a vedere come si arriva a questa media del 30 per cento, scopriamo che più si investe in innovazione ambientale più le performance aziendali migliorano. La percentuale delle imprese green sale al 33,6 per cento nelle aziende che guardano al mondo p u n t a n d o s u l l e esportazioni; al 41,2 per cento nelle aziende che sono cresciute economicamente anche nel 2009; al 44,3 in quelle che hanno elevato la qualità dei loro prodotti. «L' Italia che esce da questo rapporto è un paese che ha un ruolo da giocare sul palcoscenico internazionale a patto di sviluppare le sue potenzialità», spiega Ermete Realacci, presidente di Symbola. «Se il padiglione italiano all' Expo di Shanghai è stato il più visitato dopo quello cinese è perché rappresentava la sfida che abbiamo di fronte: puntare sulle qualità italiane, dall' hi tech del cemento all' artigiano che produce bellezza e senso, per uscire dalla crisi. Purtroppo la Finanziaria in discussione va in direzione opposta: non c' è traccia degli sgravi fiscali al 55 per cento per l' edilizia sostenibile, i trasporti pubblici sono penalizzati, la fiducia nei certificati verdi è minata. Si punta sul condono invece che sull' innovazione, sugli ecofurbi invece che sugli imprenditori capaci di competere nel mondo». Il rapporto Symbola-Unioncamere documenta come i vantaggi che verrebbero annullati dalla Finanziaria siano consistenti. Ad esempio lo sgravio fiscale del 55 per cento, oltre al giro d' affari da 12 miliardi, ha portato un saldo positivo dal punto di vista dei benefici economici anche tenendo conto del mancato gettito fiscale pari a 6,4 miliardi: in attivo vanno conteggiati 3,3 miliardi di imposte, 3,8 miliardi di rivalutazione degli immobili, 3,2 miliardi di risparmio sulla bolletta energetica. E l' effetto volano che ha tamponato l' impatto della crisi trasformando il lavoro nero in lavoro verde. L' eco ristrutturazione degli edifici ha coinvolto 600 mila famiglie e ha portato alla formazione di un nucleo di operatori economici sintonizzati sui nuovi standard europei: operai specializzati nelle tecniche di coibentazione, certificatori energetici che rilasciano l' attestato per la compravendita delle case, piccole industrie per la produzione dei materiali a basso impatto ambientale, esperti in recupero degli scarti di demolizione, energy manager per analizzare gli errori e abbattere gli sprechi. E poi ci sonoi nuovi mestieri negli altri settori interessati dalla rivoluzione verde (in Europa si contano già 3,4 milioni di green jobs): i climatologi che pianificano gli interventi per fronteggiare gli effetti del caos climatico; i diplomatici dell' ambiente per seguire i negoziati internazionali; i faunisti che lavorano alla ricostruzione degli habitat danneggiati; i pedologi che intervengono sul riassetto territoriale e sulle b o n i f i c h e ; g l i esperti in rischi che propongono soluzioni per ridurre il pericolo. Proprio la ricchezza delle tipologie di green jobs (oltre 80 figure professionali) dimostra che l' economia verde non è un settore ma un nuovo modo di pensare il sistema produttivo. Da una parte le merci vengono riprogettate tenendo conto dell' intero ciclo di vita (design, produzione, distribuzione, smaltimento, riciclo). Dall' altra nasce un diverso equilibrio tra oggetti e servizi con l' ago della bilancia che si sposta lentamente dal possesso all' uso, dall' acquisto di un bene a quello di una funzione (più car sharing meno macchine, più web meno dvd). «Si tratta di un salto tecnologico paragonabile a quello della rivoluzione informatica», spiega Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere. «L' economia verdeè un' occasione unica per rendere più competitivo il sistema imprenditoriale italiano riorganizzandosi intorno a quei valori di qualità e di tutela del territorio che storicamente ne hanno determinato il successo». I segnali di questo cambiamento sono ormai visibili. Nel campo delle rinnovabili tra il 2000e il 2009 i consumi di energia da fonti rinnovabili sono passati dal 6,9 al 10,7 per cento. Nel tessile cresce il mercato del tessuto biologico. Nella ceramica si è puntato sul riutilizzo degli scarti di produzione. Nel settore della carta si è arrivati al record del 56,5 per cento di materie prime che vengono dal macero. In agricoltura l' Italia è il maggiore esportatore mondiale di prodotti bio per un valore di 900 milioni di euro.




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