mercoledì 18 gennaio 2012

Energy Manager

La figura dell'Energy Manager nasce nel mondo anglosassone ai tempi della prima crisi petrolifera del 1973. Il problema, particolarmente grave, spinse ad affidare ad una persona competente e capace, l'incarico di affrontarlo e risolverlo, attribuendole potere e mezzi necessari.La crisi energetica del 1973 fu dovuta principalmente alla improvvisa e inaspettata interruzione del flusso dell'approvvigionamento di petrolioproveniente dalle nazioni appartenenti all'Opec (Organization of the Petroleum Exporting Countries) verso le nazioni importatori dell'oro nero. In quegli anni infatti la situazione mediorientale era incandescente: i Paesi arabi non avevano ancora riconosciuto il diritto dello Stato di Israele ad esistere. In Europa Occidentale la crisi energetica portò anche alla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento, che diede anche risultati positivi: la Norvegia trovò sui fondali del mare del Nord nuovi giacimenti petroliferi. Ci fu poi un forte interesse verso nuove fonti di energia, alternative al petrolio, come il gas naturale e l'energia atomica per cercare di limitare l'uso del greggio e quindi anche la dipendenza energetica dai Paesi detentori del greggio.
Si evidenzia pertanto che tale figura professionale assume una posizione di "consulente" interno alla struttura, non essendo previste dirette responsabilità gestionali e nel campo della effettiva realizzazione degli interventi studiati. Inoltre da tali presupposti consegue che il fattore critico nel processo di razionalizzazione nell'uso dell'energia risiede non tanto e non solo nel valore professionale del tecnico né nella sua capacità di nell'individuazione dell'intervento bensì nella sua capacità/possibilità di dialogare con la struttura e con l'alta direzione aziendale sviluppando una reale "politica" di conservazione dell'energia. In mancanza di questa, l'azione dell'E.M. verrà inevitabilmente a ricadere su di una posizione prettamente operativa ovvero di "contabile energetico": in ambedue i casi comunque senza alcuna valida ricaduta sul sistema energetico aziendale e territoriale.

Compiti e funzioni:
Secondo le indicazioni di legge (comma 3 della legge 10/91) le funzioni che l'Energy Manager deve svolgeresono sintetizzate nella individuazione delle azioni, degli interventi e delle procedure necessarie per promuovere l'uso razionale dell'energia nonché nella predisposizione dei bilanci energetici in funzione anche dei parametri economici e degli usi finali. L'Energy Manager ha perciò il compito di supporto al decisore in merito all'effettiva attuazione delle azioni e degli interventi proposti. Affinché l'Energy Manager possa svolgere questi compiti, occorre che l'incarico venga conferito in via ufficiale e che i responsabili delle varie sezioni dell'impresa o dell'amministrazione siano informati di questa iniziativa.Non necessariamente l’Energy Manager debba far parte della struttura dell’Organismo che lo nomina anche se ciò è preferibile qualora esista un’idonea competenza professionale interna.
Normativa di riferimento:
In Italia la legge 308 dell‘1982 prevedeva, all'art. 22, che tutte le imprese con più di mille dipendenti e con consumo superiore a 10.000 tonnellate equivalenti di petrolio (TEP), riferito all'anno precedente, comunicassero annualmente al Ministero dell'Industria il nome del funzionario responsabile per la conservazione dell'energia; la legge non dava indicazione né di ruolo né di incarichi, ritenendo forse che il nome fosse autoesplicativo.In gran parte oramai, questa normativa, risulta abrogata. 
La legge 10 del 9 Gennaio 1991, rilancia il tema dell'efficienza energetica in Italia, dedicando l'articolo 19 alla figura del Responsabile per la Conservazione e l'Uso Razionale dell'Energia.Il comma 1, fissa il termine categorico del 30 aprile di ogni anno entro cui i soggetti operanti nei settori industriale, civile, terziario e dei trasporti che nell'anno precedente hanno avuto un consumo di energia rispettivamente superiore a 10.000 tonnellate equivalenti di petrolio per il settore industriale ovvero a 1.000 tonnellate equivalenti di petrolio per tutti gli altri settori, debbono comunicare al Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato il nominativo dell’ Energy Manager. Il comma 2, prevede che la mancanza della comunicazione di cui al comma 1 esclude i soggetti dagli incentivi di cui alla presente legge. (Art. 8) Su richiesta del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato i soggetti beneficiari dei contributi della presente legge sono tenuti a comunicare i dati energetici relativi alle proprie strutture e imprese.Il comma 3, fissa le funzioni ed i compiti a cui sono soggetti gli Energy Manager. Il comma 4 e 5, si riferiscono all’ENEA ed ai compiti di aggiornamento tecnico da riservare agli Energy Manager.
"….13. La Legge 9 gennaio 1991 n. 10 all'art. 9 stabilisce che il tecnico responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia svolga le seguenti funzioni: - individuazione delle azioni degli interventi delle procedure e di quanto altro necessario per promuovere l'uso razionale dell'energia; - predisposizione dei bilanci energetici in funzione anche dei parametri economici e degli usi energetici finali; - predisposizione dei dati energetici eventualmente richiesti dal Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato ai Soggetti beneficiari dei contributi previsti dalla legge stessa. 14. Nel responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia si configura quindi un professionista con funzioni di supporto al decisore in merito all'effettiva attuazione delle azioni e degli interventi proposti, ma solo in merito alla validità tecnica ed economica delle opportunità di intervento individuate. 15. Per essere efficace l'opportunità di intervento deve avere una genesi interna all'Organismo interessato e pertanto deve essere individuata da un professionista che abbia da un lato interiorizzato i processi di produzione dei beni o servizi e dall'altro detenga una approfondita conoscenza delle tecnologie idonee a conseguire un uso razionale dell'energia. 16. Quanto sopra non implica necessariamente che il responsabile faccia parte della struttura dell'Organismo che lo nomina anche se ciò è preferibile qualora esista un'idonea competenza professionale interna; nel caso di nomina di un professionista esterno è peraltro indispensabile che questo venga reso conscio dei processi tecnici ed organizzativi della produzione dei beni o servizi. 17. Dal punto di vista del profilo culturale professionale il tecnico responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia si configura idealmente come un soggetto con un bagaglio di conoscenze acquisibili mediante laurea in ingegneria, pluriennale attività tecnica professionale successiva alla laurea nel settore In cui l'Organizzazione opera, esperienza nel campo degli studi di fattibilità e della progettazione di massima di sistemi per la produzione e l'utilizzo dell'energia, buona conoscenza delle tecnologie più avanzate nel settore” ….
Con riferimento alla legge 10/91, le competenze dell'Ente Locale in materia energetica si esplicitano direttamente od indirettamente in diversi articoli secondo il seguente schema:
Rif. l. 10/1991  Argomento
Art. 1 comma 4Pubblico interesse e pubblica utilità dello sfruttamento delle energie rinnovabili
Art. 4 commi 4 e 7Influenza dei criteri di conservazione dell'energia negli appalti di servizi e opere pubbliche
Art. 5 commi 2 e 5Localizzazione e realizzazione degli impianti di teleriscaldamento e piano a livello comunale relativo alle fonti rinnovabili di energia
Art. 26 commi 7 ed 8Obbligo per gli edifici della Pubblica Amministrazione di ricorrere in campo energetico a fonti rinnovabili come ad operare complessivamente tramite interventi di conservazione dell'energia
Art. 30 comma 3Rilascio della certificazione energetica dell'edificio
Art. 31 comma 3Ruolo dei Comuni in merito alla verifica dei limiti di esercizio degli impianti termici e controlli di avvenuta manutenzione
Art. 33Verifica della applicazione delle norme di cui al D.P.R. 412/93 per il contenimento dei consumi energetici degli impianti termici in relazione al progetto delle opere
Art. 35Sospensione ovvero regolarizzazione di lavori non conformi al progetto di cui all'Art.33

In altri termini, la Pubblica Amministrazione risulta indirizzata dalla legge ad operare sia nel campo del risparmio energetico delle strutture di propria competenza che nel campo delle programmazione energetica locale. Il Responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia nell'Ente locale si presenta quindi come momento di sintesi e coordinamento di tali linee di intervento, senza con questo mettere in secondo piano tutte le azioni di controllo demandato alle Amministrazioni dalla legislazione vigente con la conseguente spinta positiva che può derivare in termini di efficienza energetica, sicurezza e di tutela dall'inquinamento. Nel corso di questi anni l'azione dell'Energy Manager ha tentato di inserirsi nella catena di competenze intersettoriali che portano dalla progettazione alla attuazione di un organico programma di gestione, pianificazione e conservazione delle risorse energetiche cercando:

- di operare sia orizzontalmente ai differenti settori Comunali che verticalmente tramite la direzione di specifici progetti finalizzati;
- di stimolare una direzione strategica che deve provenire dagli Amministratori eletti concretizzandola in un momento di assunzione di responsabilità e professionalità ben definito;
- di promuovere una analoga responsabilizzazione nelle funzioni sottoposte e/o collegate;
- di collaborare nel campo della programmazione energetica territoriale come momento di consulenza interna nella fase di pianificazione e come coordinatore delle indicazioni strategiche in campo energetico che giungono dagli amministratori eletti con le molteplici facce della macchina comunale e delle Aziende Speciali collegate.


In conclusione, la peculiarità dell'Energy Manager si caratterizza con competenze espresse su due livelli:

a. privatistico: come un qualsiasi E.M. aziendale, facendo riferimento specificatamente alla declaratoria di mansioni di cui all'art.19 della L.10/91;
b. istituzionale: come maggior esperto in problemi energetici dell'Ente Locale, sia contribuendo ad elaborare la politica energetica territoriale dell'Ente che, in senso lato, cercando di rappresentare un momento di confronto interno all'Ente dell'istruttoria tecnico/amministrativa di tali provvedimenti, con compiti di verifica degli stessi rispetto ai vincoli tecnico, economici e normativi in campo energetico.
Requisiti professionali:
La Circolare MICA del 2 Marzo 1992 n. 219/F prevede che, dal punto di vista del profilo culturale – professionale il tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia si configura idealmente come un soggetto con un bagaglio di conoscenze acquisibili mediante laurea in ingegneria, pluriennale attività tecnica professionale successiva alla laurea nel settore in cui l’Organizzazione opera, esperienza nel campo degli studi di fattibilità e della progettazione di massima di sistemi per la produzione e l’utilizzo dell’energia, buona conoscenza delle tecnologie più avanzate nel settore.

giovedì 27 ottobre 2011

Master Energy Management

Nel corso degli ultimi anni l’attenzione ai temi dell’energia, dell’ambiente e della sostenibilità è cresciuta in modo estremamente significativo.
Il Master individua un percorso formativo in linea con le crescenti richieste professionali nel settore dell’Ambiente e dell’Energia concentrandosi su temi quali:  l’energy management,  tecniche di diagnosi energetica, gestione delle risorse energetiche e delle energie rinnovabili, project financing su progetti energetici, i sistemi di gestione e la pianificazione sostenibile del territorio legata a progetti ambientali ed energetici.
La struttura didattica del Master offre ai corsisti strumenti in ambito tecnico, economico e normativo, in modo da formare esperti in grado di rapportarsi e inserirsi presso aziende pubbliche e private, competenze che vengono consolidate mediante un percorso fondamentale come quello dello STAGE.
Sono previste 4 BORSE DI STUDIO,  a copertura parziale della quota d’iscrizione.
I corsisti del Master, al termine del percorso formativo, acquisiranno le seguenti qualifiche professionali:
  • ENERGY MANAGER | Esperto in Risparmio Energetico (secondo il Quadro Regionale degli Standard Professionali della Regione Lombardia – QRSP)
  • CERTIFICATORE ENERGETICO DEGLI EDIFICI
  • PROGETTISTA IMPIANTI DI PRODUZIONE ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI (solare termico e fotovoltaico)


giovedì 19 maggio 2011

Nuove professioni green: l’Energy Manager e i suoi cugini

Mai come in questi ultimi anni si può parlare di tendenza green anche nel mondo del lavoro. La cosiddetta “green economy” ha portato alla creazione di un forte interesse per tutte le materie legate alla sostenibilità ambientale, al risparmio energetico, all’utilizzo delle risorse rinnovabili. Questa nuova, o forse ritrovata, attenzione al “verde” sarebbe volta a prevenire l’inquinamento, il riscaldamento globale, l’esaurimento delle risorse e il degrado ambientale.
Agli inizi di quest’anno l’ISFOL aveva già messo in rilievo i dati del boom per le professioni ecologiche e il loro successo nel mondo del lavoro: l’80,6% delle persone che hanno frequentato un master ambientale, a distanza di un anno, ha trovato un’occupazione stabile. Grazie a queste premesse e all’inarrestabile crescita della green economy, l’interesse per i lavori verdi e la richiesta di nuove professionalità legate a questo mercato sono in forte crescita.
Ma quali sono le professioni green più ricercate? Al primo posto troviamo sicuramente l’Energy Manager, chiamato più tecnicamente il Responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’Energia. La figura dell’Energy Manager è stata introdotta in Italia dalla legge 10/91 per le aziende (enti pubblici e privati) caratterizzati da consumi importanti di energia. Questo incarico può essere svolto sia da un dipendente, sia da un consulente esterno. L’Energy Manager svolge numerose attività: progetta e realizza tutti gli interventi gestionali e tecnici rivolti all’uso razionale dell’energia; promuove le buone pratiche per un corretto uso delle risorse energetiche; definisce i consumi e ne effettua il bilancio; ottimizza le forniture in modo tale che possano avere un ritorno positivo in materia di risparmio energetico; effettua analisi e valutazioni, propone modifiche di impianti e procedure. Per diventare energy manager ed essere inseriti nell’elenco (non si tratta di un albo) curato e gestito dalla FIRE – Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia – per incarico del Ministero delle Attività Produttive, occorre essere nominati da un soggetto autorizzato. Sul sito della Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia è possibile consultare la guida alla nomina, l’elenco degli Energy Manager in Italia e tutti gli approfondimenti sulla professione e sui corsi di aggiornamento.
Possiamo delineare altre professioni verdi emergenti, quelle che nel titolo del nostro articolo definiamo “i cugini” dell’Energy Manager, legate sempre alla green economy. Un esempio sono i Certificatori energetici, ossia i “tecnici abilitati” alla certificazione energetica degli edifici. Per legge, tutte le unità immobiliari devono essere dotate di attestato di certificazione energetica. Questa norma, entrata in vigore nel luglio 2009, ha portato all’introduzione della nuova professione di Certificatore energetico. Chi può svolgere questa mansione? Ad oggi, laureati in ingegneria, architettura, scienze agrarie, forestali e ambientali, geometri, periti industriali, agrari e agrotecnici possono svolgere questa nuova professione, anche se con alcuni vincoli. Per i laureati in alcune discipline (es. fisica, matematica, urbanistica, chimica, geologia, ingegneria biomedica, elettronica, informatica e delle telecomunicazioni, e in scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio) è obbligatorio frequentare specifici corsi di formazione per la certificazione energetica degli edifici, generalmente tenuti da università, enti di ricerca, regioni, ordini e collegi professionali. Tenete presente che la legislatura in materia è ancora in una fase di definizione e revisione.
Troviamo poi gli installatori che sono tra i tecnici più richiesti del mercato energetico. Si tratta di operatori (periti tecnici o ingegneri) che si occupano della progettazione e dell’installazione di impianti solari termici o fotovoltaici. Non possono mancare in questo elenco gli agenti di vendita che operano nel settore energetico. Ossia, commerciali che si sono specializzati nell’attività di consulenza e vendita del mercato delle forniture di energie rinnovabili, impianti fotovoltaici e pannelli solari.
Si stanno sviluppando nuove figure anche nel settore del riciclo dei rifiuti, in quello della gestione delle risorse forestali, della sicurezza del territorio e anche in quello legislativo, con la diffusione dell’avvocato ambientale. Esiste poi una serie di professioni green più curiose e stravaganti, come quella dell’ecochef. Un “cuoco verde” che dovrà essere in grado di creare pietanze originali con ingredienti provenienti da produzioni locali, a chilometro zero, e magari biologici, particolarmente indicati per ristoranti bio e agriturismi con menù biologici. Altro esempio è l’eco-coiffer, un parrucchiere che fa esclusivamente uso di piastre e phon ecologici, a basso consumo energetico. Oppure lo stilista sostenibile che coniuga estetica e ambiente utilizzando solo tessuti e filati certificati bio e ancora gli eco-cool hunter, cacciatori di tendenze al servizio del marketing, della moda e della comunicazione.

martedì 22 marzo 2011

sabato 19 marzo 2011

Dai faunisti agli energy manager i nuovi mestieri della green economy

ROMA - Duecentomila green jobs già creati e altri 800 mila in arrivo. Le rinnovabili che continuano a crescere e coprono l' 11 per cento dei consumi energetici. Dodici miliardi di euro di fatturato prodotto dagli sgravi fiscali per l' eco edilizia. Un' impresa su tre che ha deciso di scommettere sulla sfida ambientale. E' il ritratto della Green Italy, per usare il titolo della ricerca curata dalla fondazione Symbola e da Unioncamere che verrà presentata venerdì a Monterubbiano, nelle Marche della soft economy che coniuga innovazione ambientale e difesa delle radici territoriali. Lo spaccato riguarda solo una parte dell' Italia, ma è la parte che cresce. Sea livello globale lo studio Unep «Global Trends in Sustainable Energy Investiment 2009» mostra come le imprese che hanno scelto le energie pulite nel 2008 abbiano ricevuto investimenti per 155 miliardi di dollari sorpassando quelle legate ai combustibili fossili, a livello nazionale il collegamento tra successoe capacità di innovazione ambientale viene confermato dal rapporto sulla Green Italy. Il dato di partenza è uno spaccato sulle piccole e medie imprese italiane, quelle che hanno tra i 20 e i 499 dipendenti: il 30 per cento punta sulla green economy come strumento per superare la crisi. E' un numero già alto, ma se andiamo a vedere come si arriva a questa media del 30 per cento, scopriamo che più si investe in innovazione ambientale più le performance aziendali migliorano. La percentuale delle imprese green sale al 33,6 per cento nelle aziende che guardano al mondo p u n t a n d o s u l l e esportazioni; al 41,2 per cento nelle aziende che sono cresciute economicamente anche nel 2009; al 44,3 in quelle che hanno elevato la qualità dei loro prodotti. «L' Italia che esce da questo rapporto è un paese che ha un ruolo da giocare sul palcoscenico internazionale a patto di sviluppare le sue potenzialità», spiega Ermete Realacci, presidente di Symbola. «Se il padiglione italiano all' Expo di Shanghai è stato il più visitato dopo quello cinese è perché rappresentava la sfida che abbiamo di fronte: puntare sulle qualità italiane, dall' hi tech del cemento all' artigiano che produce bellezza e senso, per uscire dalla crisi. Purtroppo la Finanziaria in discussione va in direzione opposta: non c' è traccia degli sgravi fiscali al 55 per cento per l' edilizia sostenibile, i trasporti pubblici sono penalizzati, la fiducia nei certificati verdi è minata. Si punta sul condono invece che sull' innovazione, sugli ecofurbi invece che sugli imprenditori capaci di competere nel mondo». Il rapporto Symbola-Unioncamere documenta come i vantaggi che verrebbero annullati dalla Finanziaria siano consistenti. Ad esempio lo sgravio fiscale del 55 per cento, oltre al giro d' affari da 12 miliardi, ha portato un saldo positivo dal punto di vista dei benefici economici anche tenendo conto del mancato gettito fiscale pari a 6,4 miliardi: in attivo vanno conteggiati 3,3 miliardi di imposte, 3,8 miliardi di rivalutazione degli immobili, 3,2 miliardi di risparmio sulla bolletta energetica. E l' effetto volano che ha tamponato l' impatto della crisi trasformando il lavoro nero in lavoro verde. L' eco ristrutturazione degli edifici ha coinvolto 600 mila famiglie e ha portato alla formazione di un nucleo di operatori economici sintonizzati sui nuovi standard europei: operai specializzati nelle tecniche di coibentazione, certificatori energetici che rilasciano l' attestato per la compravendita delle case, piccole industrie per la produzione dei materiali a basso impatto ambientale, esperti in recupero degli scarti di demolizione, energy manager per analizzare gli errori e abbattere gli sprechi. E poi ci sonoi nuovi mestieri negli altri settori interessati dalla rivoluzione verde (in Europa si contano già 3,4 milioni di green jobs): i climatologi che pianificano gli interventi per fronteggiare gli effetti del caos climatico; i diplomatici dell' ambiente per seguire i negoziati internazionali; i faunisti che lavorano alla ricostruzione degli habitat danneggiati; i pedologi che intervengono sul riassetto territoriale e sulle b o n i f i c h e ; g l i esperti in rischi che propongono soluzioni per ridurre il pericolo. Proprio la ricchezza delle tipologie di green jobs (oltre 80 figure professionali) dimostra che l' economia verde non è un settore ma un nuovo modo di pensare il sistema produttivo. Da una parte le merci vengono riprogettate tenendo conto dell' intero ciclo di vita (design, produzione, distribuzione, smaltimento, riciclo). Dall' altra nasce un diverso equilibrio tra oggetti e servizi con l' ago della bilancia che si sposta lentamente dal possesso all' uso, dall' acquisto di un bene a quello di una funzione (più car sharing meno macchine, più web meno dvd). «Si tratta di un salto tecnologico paragonabile a quello della rivoluzione informatica», spiega Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere. «L' economia verdeè un' occasione unica per rendere più competitivo il sistema imprenditoriale italiano riorganizzandosi intorno a quei valori di qualità e di tutela del territorio che storicamente ne hanno determinato il successo». I segnali di questo cambiamento sono ormai visibili. Nel campo delle rinnovabili tra il 2000e il 2009 i consumi di energia da fonti rinnovabili sono passati dal 6,9 al 10,7 per cento. Nel tessile cresce il mercato del tessuto biologico. Nella ceramica si è puntato sul riutilizzo degli scarti di produzione. Nel settore della carta si è arrivati al record del 56,5 per cento di materie prime che vengono dal macero. In agricoltura l' Italia è il maggiore esportatore mondiale di prodotti bio per un valore di 900 milioni di euro.




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venerdì 18 marzo 2011

martedì 22 febbraio 2011

Assicurazione con prodotti per il rischio connesso al cambiamento climatico

Il colosso del settore, un gruppo svizzero, con sedi in tutto il mondo, su sollecitazione dei suoi clienti ha già sviluppato alcuni prodotti pionieristici e nuovi approcci alla ricerca delle soluzioni migliori per gestire il rischio connesso con il cambiamento climatico. E proprio il rischio ambiente è stato al centro dell'incontro annuale organizzato a Bruxelles dal gruppo assicurativo e di investimento, che ha illustrato la sua politica verde. L'anno scorso una sussidiaria della società ha chiuso con successo il Fondo Europeo per l'Energia Pulita: 354 milioni di euro per dare ossigeno in termini di finanziamento ai progetti europei per le energie pulite. Sempre la stessa società è stata scelta da un consorzio di banche europee per lo sviluppo per gestire un altro fondo importante per la tutela del clima. Si tratta del ''Post 2012 Carbon Credit'', 125 milioni di euro destinati a sostenere lo sviluppo del mercato del CO2 sul lungo periodo, con l'incertezza connessa al post Kyoto. Il gruppo afferma di aver incrementato negli ultimi quattro anni gli investimenti verdi del 125%, arrivando nel 2007 ad un impegno globale di oltre 600 milioni di franchi svizzeri. Il colosso assicurativo ha abbracciato la causa contro le emissioni di CO2 partendo anche dall'interno. Nel 2003 si è proposto, con un programma volontario, di ridurre entro il 2012 le emissioni di gas ad effetto serra del 15% per ogni suo dipendente. E il lavoro verso un maggior uso delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica è iniziato nelle sedi del gruppo, da Zurigo a Londra, da Monaco a Sidney, da Parigi a Roma a New York.L'obiettivo è stato raggiunto con un forte anticipo nel 2007 tanto da spingere a raddoppiare il target di riduzione pro capite per il 2012. Un ulteriore passo avanti per ridurre le emissioni di CO2 è stato fatto grazie un programma di incentivi ad hoc per sensibilizzare il personale. Previsto per il periodo 2007-2011 permette di finanziare il 50% delle spese sostenute personalmente da ogni dipendente per ridurre le emissioni di CO2 fino ad un massimo di 5000 franchi svizzeri. Tutti gli strumenti sono previsti: dell'acquisto di macchine ibride ai pannelli solari termici e fotovoltaici.



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